Leibniz: la libertà e il male


Leibniz: la libertà e il male

La libertà

Per comprendere il concetto di libertà in Leibniz dobbiamo partire da due presupposti

Il primo si basa sul principio che ‘’le monadi non hanno finestre’’ e significa che le monadi, di cui è fatto il mondo e tutti gli enti, non interagiscono con il mondo esterno e, per cambiare di stato, crescere o divenire non hanno bisogno di stimoli esterni/sensibili. Infatti sappiamo che ogni monade diviene quello che è perché ha al suo interno una potenzialità, una forza che determina il suo sviluppo: questa potenzialità è posta in essa fin dalla sua creazione. Questo sembrerebbe suggerire che la monade è da subito (da quando viene creata) destinata a svilupparsi in un certo modo e non in un altro. Insomma non è libera di svilupparsi come vuole.

Il secondo si basa su un altro concetto cardine della filosofia leibniziana che è quello del mondo come ordine contingente. E cioè che il mondo e gli enti che lo abitano potrebbero non esistere o essere diversi da come effettivamente sono.

Quindi da un lato (primo punto) le monadi non sembrerebbero essere libere, mentre dall’altro  (secondo punto) gli enti, e gli enti sono aggregati di monadi, potrebbero anche essere diversi da come sono o, addirittura, non esistere. E quindi, se gli enti possono essere anche diversi da come sono dovrebbero avere una certa libertà.

La concezione della contingenza del mondo si riallaccia alla concezione di un filosofo scolastico inglese, Duns Scoto, che dice che se Dio non è libero, le sue creature non possono essere libere. In ultima analisi, per dimostrare la libertà degli enti bisogna dimostrare che Dio è libero.

Siamo in presenza di una contraddizione: secondo il primo punto la monade non è libera. Viceversa, per il secondo punto, ha la possibilità di essere diversa da come effettivamente è, e questo significa che è libera di essere in modo diverso da come è.   

 

Il concetto di possibilità

Per essere liberi, ragiona Leibniz, dobbiamo avere la possibilità di essere diversi da come siamo.

Ma che cos’è questo concetto di possibilità?

Esso è legato da Leibniz alla pensabilità. E cioè, è possibile solo ciò che è pensabile senza non essere logicamente contraddittorio.

Abbiamo visto che le verità di ragione non possono essere logicamente contraddittorie. Esempio: ‘’la somma degli angoli interni di un triangolo è 180°’’ è una verità di ragione perché il contrario non solo è falso ma anche logicamente contraddittorio, e quindi impensabile o impossibile.

Per questo motivo il concetto di possibilità si può riferire solo alle verità di fatto.

È un fatto che ‘’ora sto scrivendo al pc’’ e questo fatto è vero. Il contrario ‘’ora non sto scrivendo al pc’’ è falso ma è logicamente non contraddittorio: cioè è possibile.

La conseguenza di questo discorso è che il campo della possibilità risulta essere più ampio di quello della realtà.

Sul piano della possibilità entrambe le affermazioni, sia che io stia scrivendo al pc sia che io non stia scrivendo al pc, sono vere.

Quindi se tutto quello che può essere pensato senza contraddizione logica può essere possibile significa che molte cose possibili non sono realizzate. È allora probabile che ci siano molti mondi possibili, oltre a quello creato da Dio e che noi abitiamo, ma non realizzati.

E allora perché Dio ha creato, fra tutti i mondi possibili, proprio questo mondo e non un altro?

Perché fra tutti le scelte possibili (fra tutti i mondi possibili) presenti nel suo intelletto ha fatto la scelta migliore.

E cioè, Dio ha creato il migliore dei mondi possibili.

Che non significa il migliore dei mondi in assoluto, ma fra quelli che poteva scegliere, ha scelto il migliore: caratterizzato dal massimo di unitarietà e di ordine compatibile con la maggiore varietà e ricchezza di enti.

 

Dio sceglie liberamente?

La creazione del migliore dei mondi possibili è stata una scelta libera o necessaria?

Per rispondere dobbiamo distinguere fra:

necessità metafisica: è quella delle verità di ragione: è necessario che la somma degli angoli interni di un triangolo sia 180°;

necessità morale: ho l’obbligo di compiere un’azione buona e giusta anche se sono libero di non farlo.

Per esempio: sono moralmente obbligato a studiare, l’obbligo di studiare è una scelta moralmente necessaria ma non metafisicamente necessaria. Infatti il contrario della prima scelta, cioè non studiare, è possibile e logicamente non contraddittoria. E tale scelta è libera. Per questo gli uomini sono liberi. Sottostanno alla necessità morale.

E le scelte di Dio? Sono libere?

Le scelte di Dio, che è onnipotente e buono, sono obbligate dal punto di vista morale e libere dal punto di vista metafisico: Dio è moralmente obbligato a scegliere il migliore dei mondi possibili e, proprio perché tale scelta non è una scelta metafisica, risulta essere una scelta libera.

Dio sceglie liberamente di creare il migliore dei mondi possibili.

 

 

 

Il Male

Allora perché, se Dio ha creato il migliore dei mondi possibili, esiste il male?

In primo luogo bisogna dire che Dio crea il migliore dei mondi fra quelli possibili e non il migliore mondo possibile in senso assoluto. Inoltre, ciò che è creato è sempre imperfetto e limitato. Solo Dio è l’essere perfetto e sommamente buono. L’essere umano non può non essere limitato e imperfetto altrimenti sarebbe Dion stesso.

E questo è il male fisico.

Il male morale è invece quello che l’uomo sceglie di fare in modo volontario, con una scelta libera.

Leibniz risponde che un mondo in cui l’uomo sceglie di fare il male è pur sempre migliore di un mondo dove l’uomo deve scegliere per forza di fare il bene perché, in quest’ultimo caso, non si darebbe libertà umana. Insomma un mondo senza libertà non può essere, è il ragionamento di Leibniz, il migliore fra i mondi possibili.

Anche a costo del male, è sempre meglio un mondo libero che non.

Inoltre il peccato rende necessaria l’opera di redenzione di Dio.

Senza peccato non sarebbe necessaria l’opera di Dio.

Quindi anche in presenza del male fisico o morale, il mondo in cui viviamo è il migliore fra quelli possibili perché la maggior quantità di bene si combina con la minor quantità di male.

E’ in questo modo che Leibniz giustifica Dio (teodicea: da Théos, Dio, e dikaiòo, rendere giustizia, giustificare; termine inventato da Leibniz per giustificare Dio dall’aver permesso in male nel mondo) dall’accusa di essere responsabile del male nel mondo.

 

 

 

 

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